Cosa sappiamo sulle stufe a pellet?
Avvicinarsi a un settore come quello del riscaldamento a biomasse può voler dire essere investiti da tanti nuovi termini di cui spesso non si conosce il significato.
In generale quando ci troviamo nella situazione di essere all’oscuro di questo o quel modo di dire, per evitare l’imbarazzo di sembrare inesperti – o peggio, ignoranti - siamo invogliati a fingere di aver capito, salvo poi gettarci il prima possibile nella selva della rete per cercare il termine o l’espressione sconosciuta. Magari simulando di aver bisogno del bagno o di un fazzoletto!
Facciamo dunque una ricognizione delle parole più utilizzate quando si parla di stufe a pellet: il gergo tecnico, a volte, è meno difficile di quello che sembra.
Ecco i Principali termini tecnici sulle Stufe a Pellet
1) Tramoggia: iniziamo dal difficile. Impossibile intuirlo, forse lo si può comprendere dal contesto: la tramoggia è il tipico serbatoio delle stufe a pellet. Ha apertura sul fondo, ed è spesso a forma di cono o piramide.
2) Coclea: anche qui “impossibile” arrivarci, a meno di non aver già sentito il termine da qualche parte (più comune del primo, senza dubbio). La coclea è il meccanismo che “pesca” il pellet dalla tramoggia, in altre parole che regola il dosaggio. Variandone i parametri del movimento (velocità e frequenza) tramite la coclea si può calcolare quanto combustibile si fornisce al bracere ogni tot di tempo.
3) Clinker: termine totalmente “gergale”, nell’ambito delle stufe a pellet indica un problema legato all’uso di pellet scadente, che porta a una fusione delle ceneri in fase di combustione, con la seguente formazione di residui compatti, granulosi e dall’aspetto tipicamente spugnoso, la cui presenza può compromettere seriamente il funzionamento e la salute della stufa.
4) Scambiatore di calore: decisamente più intuibile, è un fascio di tubi che trasmette il calore acquisito. In altre parole, è la categoria tecnica che racchiude anche termosifoni, radiatori ecc. La maggior parte delle aziende preferisce scambiatori in ghisa per durezza, resistenza meccanica e all'abrasione, e soprattutto per l’economicità nella produzione. Alcuni produttori però supportano anche la diffusione di scambiatori in acciaio inox, più resistenti alla corrosione e più veloci nel raggiungere alte temperature.
Vi vengono in mente altri termini che vi risultano difficili e\o oscuri? Segnalateli sul blog o sulla pagina facebook Gruppo San Marco, vi aiuteremo a risolvere i vostri dubbi.